Musicoterapia, non solo musica ma cura per grandi e piccoli
Con la presente, siamo lieti di portare alla vostra attenzione uno splendido articolo scritto da una studentessa del Liceo Percoto e pubblicato negli ultimi giorni sulla sezione Scuola del Messaggero Veneto!
Facciamo i nostri complimenti a Chiara Dalla Mora per aver centrato perfettamente l’argomento e lo spirito del nostro convegno!
Articolo pubblicato sul sito del Messaggero Veneto il 18 novembre 2015 al seguente link:
Alla Percoto secondo convegno organizzato dal Centro di educazione e divulgazione musicale di Gonars
di Chiara Della Mora
LICEO MUSICALE PERCOTO. Rivalutare accuratamente il ruolo della musica nell’ambito scolastico. Questo il messaggio chiave del Secondo convegno sulla Musicoterapia organizzato dal CEDiM – Centro di Educazione e Divulgazione Musicale di Gonars e tenutosi al Liceo Caterina Percoto. La musica infatti non dovrebbe essere trascurata nei nostri programmi scolastici, in quanto riesce ad arrivare al cuore del bambino, ma anche dell’adulto, come nessun altro mezzo riuscirebbe a fare. “La musicoterapia – come affermato dal sindaco di Gonars – va ad approcciare la zona grigia del nostro cervello, processo inspiegabile con la pura medicina”.
“Musicoterapia” è una parola in uso da circa trent’anni in Italia, è una forma di progetto educativo che non si basa sull’uso di farmaci o terapie: non è una semplice “cura”, come può sembrare dal nome, ma fa leva sugli stimoli che la musica provoca naturalmente in ciascuno di noi.
È utile a chiunque: bambini con gravi deficit mentali o disturbi di comportamento, malati di Parkinson (come ha dimostrato la “Corale Gioconda” dell’ospedale Gervasutta di Udine), chi semplicemente ha la necessità di ritrovare sè stesso…e addirittura ai sordi! La musica può essere infatti percepita dai non udenti, perché, oltre che suono, è “risonanza”. Chiunque può percepire l’elemento vibrante di un corpo, perchè trasmette continuamente vibrazioni. Sembra un eufemismo, ma è proprio così: ciò che noi udenti chiamiamo “suono”, è identificato come “vibrazione” dai sordi che percepiscono ugualmete la musica tramite un buon esercizio e una buona stimolazione dei sensi.
Un’esperta, la prof.ssa Cremaschi Trovesi, durante l’incontro ha introdotto i presenti alla verifica concreta di questa teoria: un duetto pianoforte-violoncello. La Cremaschi, infatti ha intonato una melodia al pianoforte e, l’allieva non udente Giulia Mazza, che le dava le spalle, imbracciato lo strumento è entrata perfettamente a tempo, dando prova della sua bravura. Questa magia, però, non sarebbe possibile senza il legame implicito che ciascuno di noi ha con la musica, il quale, secondo la Cremaschi, è dovuto al fatto che fin dal grembo materno siamo sempre stati a contatto con essa: il battito del cuore, il respiro della madre e il ritmo del passo costituiscono già una melodia completa. Noi infatti nasciamo già con l’imprintig della musica: fa parte di noi, del nostro Dna.